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La saggezza dei proverbi africani parole che attraversano il tempo

Spettacolo in linea con la poetica della sua coreografa e regista Marcella Galbusera, il lavoro e le intenzioni vanno in direzione di una ricerca antropologica, verso quel primitivo inteso come primordiale. Primordiale come terreno comune che unisce nel sotterraneo dell’umanità il rito al mito, il gesto alle parole. Queste ultime, scritte da Lorenzo Bassotto, hanno trasformato i proverbi della tradizione africana in allegoria fiabesca. Aforismi e adagia sono diventati frammenti di una simbologia semplice ma in grado di acquistare interesse e curiosità se incorniciata dentro il fascino del nero.

Più che senza età le parole sono senza spazio, senza luogo. Come le morali di una fiaba non detta, risplendono di saggezza, memoria di anziani che l’Occidente non ascolta più. Forse proprio per ascoltare la natura e i suoi insegnamenti abbiamo ancora bisogno della traduzione simbolica, materia a cui come sempre la Galbusera attinge per costruire i movimenti. Parole, dal nero al nero. Passando dal bianco che è l’invisibilità della morte e dal rosso che ribolle di vita, sanguigna, forte e potente.

Tre i colori del cammino ciclico narrato dai gesti di Angela Adami, Paolo Ottoboni e Manuela Padovani (e l’opportuna partecipazione di Prosper Nkenfak). Merita una sottolineatura la musica di Massimo Rubolotta suonata in scena dal vivo da Stefano Benini. Un respiro sonoro, un battito cardiaco che dal profondo pulsa di echi lontani, concertando gli strumenti con i movimenti di questi rabdomanti dell’anima.

Simone Azzoni – L’Arena 17.02.2018

Quegli anni di piombo che non devono tornare

«La strage è non è un fatto provato ma riguarda tutti e nessuno può dirsi innocente». Così ha detto Manlio Milani presidente anche della Fondazione Casa della Memoria di Brescia presentando al Teatro Santissima Trinità assieme ad Enrico Pieruccini, PB82 anni di piombo, spettacolo scritto da Massimo Lazzeri che lo ha diretto assieme a Marcella Galbusera. «Occorre entrare nella storia, nella comprensione dei fatti; esistono tante memorie e la Storia può dare delle risposte».

Milani racconta e analizza introducendo il senso civico ed educativo del lavoro teatrale. Quel che segue forse troverà poco spazio tra le proposte scolastiche per evidenti limiti nei programmi ministeriali e per i buchi neri che il periodo porta ancora con sé. Anche se, i segreti veri, ci dice Milani, sono «i tempi lenti della burocrazia». Comunque il lavoro firmato da Galbusera e Lazzeri ha tra gli obbiettivi alti la sollecitazione alla partecipazione, alla condivisione, alla riflessione, «unici strumenti per difendere la comunità dal terrorismo di ieri e di oggi». Anche la drammaturgia si piega a questo fine e il testo confezionato da Lazzeri parte dal libro Sedie vuote che raccoglie le testimonianze delle vittime di quegli anni. La Galbusera invece parte dai linguaggi che le sono congeniali: gli elementi. Il piombo in primis. Piombo che qui è solo materiale dei proiettili quando invece la storia lo ha associato anche alla stampa. Le coreografie danno corpo a questo, al peso, all’oppressione del piombo. La scansione narrativa è chiara, lineare, quasi confezionata. Ci sono i video che rimandano alla cronaca di quegli anni, i personaggi che esprimono la voce dei protagonisti, il discorso di Pertini, la cronaca dei telegiornali, le canzoni (scritte dallo stesso Lazzeri) che stemperano i fatti di quella poesia emotiva che sposta l’asse su un piano indolore. Tutto s’incastra e s’alterna modularmente come gli elementi di scena.I tre attori (Angela Adami, Manuela Padovani e Paolo Ottoboni) scandiscono i quadri ponendosi tra narrazione e recitazione e a metà del guado.

Simone Azzoni – L’Arena 17.04.2016

Marcella Galbusera mette in scena “gli anni di piombo”

L'Arena

L’Arena – 04.04.2016

Rinascere dal piombo

Debutta a Trento il 4 aprile lo spettacolo PB82. Anni di piombo. Storie di rinascita, liberamente tratto dal libro “Sedie vuote Gli anni di piombo: dalla parte delle vittime”, a cura di Alberto Conci, Paolo Grigolli e Natalina Mosna.

Vita Trentina

Vita Trentina ANNO 91 – N° 14

La vasca dell’Arsenale piena di danza e musica

L’ideatrice Galbusera: «È un festival sull’acqua nato dalla bellezza di un luogo non convenzionale»

03_40_are_f1_812_1_resize_597_334Sull’acqua e nell’acqua. Il Festival AcquaZone porterà musicisti, attori e cantanti all’Arsenale per una «due giorni» di spettacoli nella vasca recentemente restaurata. Un festival dal parto lungo e faticoso, ha spiegato l’assessore Antonia Pavesi. «Volevamo animare questo luogo della città, per dare significato ad una location diversa dai cortili estivi, così con tenacia e costanza abbiamo ottenuto permessi e concessioni da demanio e sovrintendenze».
Lunga trafila per portare proposte «miste» in un luogo già amato e frequentato da molti veronesi, bambini, adulti e nonni. «Il progetto è nato perché suggerito dalla bellezza del luogo: un palcoscenico naturale, un luogo non convenzionale, anche di sera ha spiegato Marcella Galbusera dell’associazione Arte3 ideatrice del cartellone. «Senza il Comune, AGSM, l’associazione Confluenze, Box Office, il Teatro Stabile di Verona, non avremmo potuto fare questa piccola follia acquatica». Perché di acqua si tratta e si dialoga, assecondando e trasformando in educativa la dimensione ludica già presente all’Arsenale.

Due le giornate dal pomeriggio alla sera. Si apre domani alle 19 con Inisheer, gruppo musicale che prende il nome dall’isola più piccola delle Aran. Musicisti e voce proporranno ballate ed arie struggenti, jigs e reels provenienti dalla tradizione irlandese e scozzese. «Un repertorio vivace, ma dallo spirito poetico», spiega Silvia Manfrini, «le ballate, così giocose, trattano temi importanti per gli irlandesi come le gesta di eroi. Sullo sfondo immaginiamo, circondati dall’acqua, la natura verdeggiante e il mare». Alle 21,15 Ardega propone una jam session di improvvisazione teatrale. Un input dato al pubblico e l’immaginazione parte per costruire una situazione senza canovacci, senza scenografie, ma con l’acqua ancora a fare da regia con le luci, i costumi e gli attori.

È per tutti lo spettacolo che Gianni Franceschini propone venerdì 5 alle 18. Una storia narrata e che invita i bimbi e gli adulti costruire assieme un quadro di storie in acqua. L’ispirazione dell’attore è legata alla tradizione russa i cui racconti sono spesso legati alla magia e al potere dell’acqua. Dai musicisti che camminano nell’acqua alla danza che vi si immerge. Alle 21,15 chiude Arte3 con Didjeridoos. Spettacolo in cui la danza diventa musica, il corpo strumento e lo strumento corpo. «Nato dall’idea del maestro Stefano Benini», descrive la regista Galbusera, «è un percorso, un viaggio che spazia tra strumenti occidentali, africani, orientali. Abbiamo trombe tibetane di 5 metri, flauti andini e pellerossa. Un percorso coreografico, un viaggio fatto di movimento e musica, un rito, un intreccio musicale, coreutico e narrato di suggestivo e coinvolgente impatto».

Il perimetro della vasca sarà transennato. Mezz’ora prima di ogni evento si possono acquistare in loco i biglietti, che sono già in prevendita al Box Office. Nel caso l’acqua non fosse solo sotto i piedi gli spettacoli si svolgeranno al Camploy.

Simone Azzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Arena 03.09.2014

Folk irlandese in vasca

ACQUAZONE. Si terrà stasera e domani, all’interno della vasca dell’Arsenale, la prima edizione del Festival AcquaZone, organizzato dall’associazione culturale Arte3 e patrocinato dal Comune di Verona.
Oggi alle 19 esibizione del gruppo di musica celtica Inisheer e alle 21,15 una jam session di improvvisazione teatrale con la compagnia Ardega. I biglietti possono essere acquistati in prevendita al Boxoffice o mezz’ora prima di ogni evento. Ulteriori informazioni sui siti www.arte3.net e www.marcellagalbusera.com. In caso di pioggia il festival si terrà al Teatro Camploy.

L’Arena 04.09.2014

«Didjeridoos» danza e rito al festival AcquaZone

Marcella Galbusera sottolineato che Didjeridoos non è un rito, ma al rito rimanda. Del rito ha l’estetica e il ritmo. Perché lo spettacolo (coprodotto dal Festival Oriente Occidente di Rovereto) che stasera chiude il Festival AcquaZone è un intreccio di atmosfere di danza e musica contemporanee.

Lo spettacolo, in scena alle 21,15 in quella vasca dell’arsenale che ha così affascinato e tentato la coreografa veronese, è un viaggio multiculturale, un racconto impastato d’immagini, innervato di suoni, aperto a suggestioni tribali, etniche. Il suono ipnotico del didjeridoo è indagato da Stefano Benini. La voce profonda e ipnotica dello strumento aborigeno australiano per eccellenza apre il viaggio all’uso di altri strumenti come le conchiglie del pacifico, le trombe tibetane, il flauto cinese ed il dan-moi vietnamita, il flauto koncovka dell’Europa dell’est ed il flauto pellerossa e globulare andino. Un concerto di ritmi, una mise en abîme all’infinito di coreografie sonore.

Parti, innesti sulla danza di Angela Adami, Manuela Padovani, Iguacel Sanchez e la stessa Galbusera. Corpi da mettere in dialogo con le immagini di pittura Dot Art.

In caso di pioggia lo spettacolo si terrà al Camploy. Si può controllare la location sul sito www.arte3.net.
L’Arena 05.09.2014

Didjeridoos dal deserto all’acqua

Musica e danza amplificati dall’insolito luogo. Molto pubblico….

08_52_are_f1_1246_1_resize_597_334“Successo di pubblico alla vasca dell’Arsenale per il festival AcquaZone. Un’eccezione e un risultato considerevole se si considerano le varianti contrarie: l’instabilità del meteo, la novità della rassegna e un luogo non abituato ad eventi. Brava Marcella Galbusera a crederci nonostante le difficoltà burocratiche e la penuria di sponsor. Pubblico dunque, anche fuori dalle transenne che recintavano l’anfiteatro naturale della vasca. E pubblico sul bordo ad assistere, un po’ distante, alla replica acquatica dello spettacolo (co-prodotto da Oriente Occidente) passato qualche anno fa al Camploy. L’impianto coreografico è quello: l’acqua ha aggiunto suggestioni e riflessi nuovi….. Il didjeridoos è uno strumento narrativo, che racconta storie producendone immaginifici quadri aperti sui vasti orizzonti australiani. Nel suo ambiente è la voce del deserto e dei suoi abitanti, l’evocazione di un comunicare che trascende la parola. Nel lavoro della Galbusera è termine di dialogo con il corpo che da esso trae spunti per una danza che ne segue i ritmi, le pause, la carne sonora. Il suono, basso e melodioso dei flauti suonati da Stefano Benini, Matteo Bellini e le percussioni di Massimo Rubolotta sono un esperimento di dialogo anche con l’acqua, le vibrazioni sonore rimbalzano e si moltiplicano sulla superficie e lì sprigionano la loro maggior efficacia, anche scenografica. Le onde acustiche amplificano le lontananze degli strumenti e della loro origine. La voce narrante della «sacerdotessa» Sabrina Carletti dà una cornice mitica a quello che accade sull’acqua e nell’acqua. Gli strumenti su una piattaforma di legno e nella vasca Angela Adami, Manuela Padovani, Iguacel Sanchez e la stessa Galbusera danno luce al buio atavico del suono. Una luce che passa dai riflessi del palcoscenico, liquido come una tela di Turner. Una leggerezza, un galleggiamento…..che ritrova sintesi quando i corpi vibrano, giocano e si sciolgono nell’acqua”.

Simone Azzoni

L’Arena 08.09.2014

Didjeridoos – 2012/13

Il suono dei didjeridoos guida il viaggio ipnotico.Musica e danza si sono fusi nello spettacolo di ARTE3 fino a una seduzione reciproca….. Prima sono gli strumenti a perlustrare il palco, poi sono i corpi di Angela Adami, Marcella Galbusera, Manuela Padovani e Iguacèl Sanchez a cercare le sonorità fisiche nel contatto col legno. Di dialoghi e contaminazioni parla l’ultimo spettacolo di danza di ARTE3: Didjeridoos, dal nome degli strumenti a fiato degli aborigeni australiani. Un viaggio ipnotico nell’iniziazione al suono…il confine tra antropologia e arte è lasciato vago e permeabile. È danza o rito? Cerimonia o lavoro estetico? Laicità, nel senso di autonomia dei linguaggi e religiosità si confondono. Così come si fondono i ruoli della musica e del danzatore. Chi muove chi? Una relazione sperimentale se anche il prestigioso Oriente Occidente ha co-prodotto un lavoro che viaggia tra i mondi dentro un percorso labirintico sulle origini. I viaggiatori sono il flauto cinese, quello pellerossa e il koncovka, le conchiglie del Pacifico, il globulare andino e i didjeridoos che scandiscono la profonda discesa nelle viscere del respiro e delle sue modulazioni acustiche. La suggestione è già atmosfera con la sola danza immersa nel paesaggio acustico di ritmi tribali, etnici……Gli strumenti hanno….una loro essenziale e pulita presenza scenica straordinaria. Soprattutto quando dialogano tra loro senza basi. Come le trombe tibetane che lontane dal loro mantra d’alta quota sono al teatro Camploy possibilità di intrecciare un discorso forse amoroso, sicuramente caldo con i corpi delle danzatrici avvinghiate sullo strumento. Pulsioni e pulsazioni elettriche e muscolari. Accompagnamento, seduzione reciproca, energia l’uno per l’altro, possessione buona che guida il corpo alla scoperta dell’abbandono. 2013 L’Arena Simone Azzoni

 

D’amore e guerra – 2011

….viaggio tra le emozioni tra Musica, poesia e danza.

Da Marcella Galbusera un lavoro di grande fascino e creatività.

Debutto di tutto rispetto per lo spettacolo D’amore e guerra della ballerina, coreografa e regista Marcella Galbusera. È un lavoro basato su diversi linguaggi artistici: musica, danza e poesia, ognuno capace di raccontare attraverso il proprio codice storie di vita quotidiana.

È proprio dalla normalità che prende avvio lo spettacolo, un viaggio tra le esistenze più invisibili dove i sentimenti di affetto, solitudine, disperazione e rinascita prendono il sopravvento.Emozioni che si materializzano sotto gli occhi sbarrati del pubblico attraverso i movimenti sinuosi dei cinque ballerini con le loro coreografie impalpabili, come le piume bianche distese sul palcoscenico, hanno danzato sulle musiche originali, create per l’occasione da Massimo Rubulotta che, insieme agli assoli di flauto di Stefano Benini, hanno scandito il ritmo dell’allestimento.

Sonorità che ben si sposano con i testi poetici recitati da una convincente Chiara Mascalzoni e dalla voce profonda, registrata di Roberto Vandelli. Un lavoro di grande creatività e fascino.

2011 L’ARENA Elisa Albertini

La Bisbetica Domata – 2010

…Il tema shakespeariano del gioco di potere tra i due sessi e, in subordine, tra le due sorelle Bianca e Caterina, diviene, nella rilettura della Galbusera che fonde parola recitata e danza, tema del doppio. C’è una Caterina danzata (con incisività, dalla stessa Galbusera) e un Petruccio danzato, una Caterina recitata  e un Petruccio recitato (con apprezzabile humour, da Roberto Vandelli). Il gioco si complica ulteriormente per l’azione interattiva tra i vari agenti sulla scena, attori e danzatori. C’è, inoltre, un teatro agito e le voci narranti che collegano gli episodi rappresentati. Infine, c’è la multimedialità delle immagini proiettate.

In questo “melting pot” di linguaggi si caratterizza il gesto aspro e libero di una danza che bene esprime in particolare il puntuto carattere di Caterina, un gesto che peraltro sa farsi, con ironia, vezzoso e civettuolo in Bianca, mentre tutto si compie tra grezzi bancali spostati a vista quali unici elementi sulla scena.

Un apporto fondamentale allo spettacolo è dato, inoltre, dalle musiche originali, ricche di effetti, descrittive e gustosamente demitizzanti, di Stefano Benini e Massimo Rubulotta, in parte incise e in parte eseguite dal vivo dagli stessi autori …

2010 L’ADIGE Franca Barbuggiani

Etno in Jazz – 2009

….intenso gioco di contrappunti tra il musicista pistoiese  e la danza di Marcella Galbusera, e’ sperabile che questo primo assaggio di Etno in Jazz, proposto al Teatro Nuovo di Verona su iniziativa di ARTE3 di Marcella Galbusera, possa avere un seguito; avendo anche il merito di portare una musica godibilissima in un ambito in grado di avvicinare e coinvolgere anche un pubblico “nuovo”, meno avvezzo alla frequentazione con la  musica popolare… Tesi e compagni affiancati dalle coreografie di Marcella Galbusera hanno conquistato attenzione ed applausi. E’ semplicemente grande musica, un gioco di contrappunti emotivi incarnato adeguatamente anche dalle movenze atletiche ed aggraziate, espressive di vigorosa, sanguigna femminilità e di liberatoria, popolare gioiosita’  di Marcella Galbusera.

2009 L’ARENA Bebbe Montresor

 

Con Banditaliana di Riccardo Tesi – 2007

….la grandezza del quartetto guidato dal bravissimo organettista pistoiese, suggellata visivamente, in una manciata di occasioni, dalle evoluzioni sul palco della danzatrice e coreografa veronese Marcella Galbusera, ha reso l’appuntamento un evento indimenticabile per il numeroso pubblico. Viene voglia di accompagnare fisicamente, con il canto, il ballo o quanto meno il battito delle mani, i musicisti sul palco, e le acrobazie di forte impatto, quasi da incontenibile ebbra marionetta, di Marcella Galbusera. E’ un’ora e mezza di abbondante musica, vola via in un attimo, lasciandoti la voglia di un nuovo incontro a breve….

2007 L’ARENA Beppe Montresor

 

Interpretando lo Spazio in Movimento – 2001

….L’idea di danzare tra i freddi cubi e le travature in alluminio di Robert Morris, tra i tappetoni metallici di Carl  André, sotto i neon colorati di Dan Flavin o sotto le mille righe di Sol Lewitt, l’ha avuta Marcella Galbusera, danzatrice e coreografa già   ammirata in un analogo intervento al Museo di Castelvecchio di Verona. Era prevedibile, si, ma l’intervento danzato l’ha dimostrato oltre qualsiasi aspettativa: sia la “minimal art” con le sue geometrie essenziali e con i suoi colori puri, sia l’arte concettuale, con la danza contemporanea hanno un feeling immenso…. ecco sulla scalinata la Galbusera e la Bonafe’ “rotolare” velocissime su se stesse e lentamente, gradino dopo gradino verso l’alto, l’effetto ed il coinvolgimento sono stati straordinari, come acqua che scorre su per le scale in un filmato visto all’indietro…. la danza con forza ed intensità era qua, era là, fuggendo lungo gli spazi enormi adattandosi  come l’acqua nel suo recipiente ma reinterpretando sempre tutto….

2001 L’ARENA Enrico Pieruccini

 

La Natura, L’Arte, La Meraviglia – 2001

….geniale mostra d’arte contemporanea “La Natura, L’Arte, La Meraviglia” allestita tra le bacheche del museo, il messaggio di compartecipazione omogenea tra materia e vita ci arriva forte dal potere evocativo e dall’interpretazione delle opere stesse fatta dal Teatroarte di Marcella Galbusera che avvolge e trasforma , un quadro danzante d’effetto surreale, sognante, sospeso….

2001 L’ARENA Simone Azzoni

 

Nello spazio di Carlo Scarpa – 2000

Se amate le cose belle non perdetevi lo spettacolo Nello Spazio Di Carlo Scarpa, bravissima la compagnia Teatroarte che riesce a dire tutto di uno spazio non dicendo nulla di se. Tutto scorre, tutto va, corpi che si fanno trasportare da quei flussi di spazi, luci, persino moti dell’aria “disegnati” da Carlo Scarpa. Corpi muliebri e maschili avvolgono e si fanno avvolgere fino all’ “esplosione” quando si fanno i baffi alla gioconda, quando i corpi sono come piume in un vortice d’aria più forte che mai e lo humour dopo tanta coinvolgente sacralità stravince. Si coglie l’eleganza dello spazio in una “Ruota della fortuna” che pare una danzatrice di Marta Graham. Quasi che Scarpa questa performance di danza se l’aspettasse.

2000 L’ARENA Enrico Pieruccini

 

Progetto Divina Commedia  – Paradiso – 2000

….Il paradiso comunque lo si e’ visto e avvertito e si sono percepite le suggestioni cromatiche grazie ai giochi di luce di Enrico Berardi, il paradiso proposto da Teatroarte  e’ più  danza e meno parole, la danza prende così il volo, da una parte richiamando certo manierismo settecentesco, dall’altra rispettando la scrittura dantesca, una scommessa vinta…

2000 L’ARENA Enrico Pieruccini

 

Progetto Divina Commedia – Purgatorio – 1999

….spettacolo curato e ricco di contenuti, la danza elemento portante dello spettacolo e’ contraddistinta da grande energia e caratterizzata da geometrie di stampo contemporaneo….

1999 L’ARENA Enrico Pieruccini

 

Progetto Divina Commedia – Inferno – 1998

….uno spettacolo di teatro e danza bello, coinvolgente e ben costruito, dove la danza ha fatto la parte del leone giocando sulla forza e sulla velocità….

1998 L’ARENA Enrico Pieruccini

 

Notturno – 1998

…la vera forza dello spettacolo sta nell’azione coreografica ideata ed interpretata da Marcella Galbusera con un temperamento, una sensualità ed una disperazione che coinvolgono profondamente….

1998 L’ARENA Chiara Zocca

 

Geneviève de Brabant – 1997

….efficace azione coreografica di Marcella Galbusera che ha spiritosamente illustrato la storia di Contamine de Latour….

1997 L’ARENA Chiara Zocca 

 

Postumi di una serata futurista- 1997

….un intelligente spettacolo di teatro danza, la gente si e’  divertita parecchio ed ha apprezzato, humour quanto basta e all’occorrenza il giusto tocco intellettuale: questi certamente i segreti del successo della serata futurista, bravissimi gli interpreti….

1997 L’ARENA Enrico Pieruccini

 

Quadri di un’ esposizione -1991

….una lei tutta istinto, naturalezza e bizzarria, una danzatrice che porta scompiglio ma anche voglia di un contatto….

1991 L’ARENA Claudio Capitini

 

Dance Performance – 1988

….danza pura, essenziale ed immediata nell’esprimere le cose più diverse con una tecnica personalizzata maturata da grande esperienza, un bagaglio culturale che le consente di essere sintetica con grande umiltà e senso teatrale, cosa anomala nel panorama della danza contemporanea. Sintesi creativa dunque con una tecnica che coinvolge il corpo nella sua globalità….

1988 L’ARENA  Enrico Pieruccini