Parole senza età
Ideato da Arte3 e realizzato in collaborazione con il Museo Africano-Fondazione Nigrizia Onlus, Parole Senza Età è un progetto “formativo-performativo” che prende spunto dallo studio e dall’interpretazione dei proverbi africani, intesi come fonte di trasmissione della saggezza orale.
Parole Senza Età è una sperimentazione di apprendimento fisico del significato della parola che propone, attraverso la fisicità del corpo, il ritmo e la creatività, di interiorizzare concetti cardine della tradizione orale dei popoli, con l’ obiettivo di aggregazione su valori universali provenienti da culture diverse.
Il proverbio inteso come simbolo dei vari aspetti dell’esperienza umanarappresenta la tradizione accumulata nei secoli e tramandata attraverso il linguaggio orale. Nelle culture orali il proverbio è espressione del parlato quotidiano e lo stesso “consiglio” può essere espresso da popoli molto lontani e diversi tra di loro. Il proverbio rappresenta dunque un valore universale e di trasversatilità tra popoli differenti, non solo unisce per il suo carattere multiculturale ma accomuna epoche diverse creando un ponte generazionale tra passato e presente.
I proverbi sono parole senza età che attraversano la storia in un tempo ciclico, dove la fine di un vissuto si trasforma sempre in un nuovo inizio, e il termine di un’esperienza diventa ispirazione per azioni future.
In questo contesto, che trascende la tradizione africana, il fondersi tra musica, parola e coreografia da vita ad un flusso continuo tra reale ed immaginario, accomunando valori tra civiltà diverse.
Regia e coreografia di Marcella Galbusera
Drammaturgia: Lorenzo Bassotto
Musiche: Massimo Rubulotta
Creazioni musicali dal vivo: Stefano Benini
Danzatori:
Spettacolo in linea con la poetica della sua coreografa e regista Marcella Galbusera, il lavoro e le intenzioni vanno in direzione di una ricerca antropologica, verso quel primitivo inteso come primordiale. Primordiale come terreno comune che unisce nel sotterraneo dell’umanità il rito al mito, il gesto alle parole. Queste ultime, scritte da Lorenzo Bassotto, hanno trasformato i proverbi della tradizione africana in allegoria fiabesca. Aforismi e adagia sono diventati frammenti di una simbologia semplice ma in grado di acquistare interesse e curiosità se incorniciata dentro il fascino del nero.
Più che senza età le parole sono senza spazio, senza luogo. Come le morali di una fiaba non detta, risplendono di saggezza, memoria di anziani che l’Occidente non ascolta più. Forse proprio per ascoltare la natura e i suoi insegnamenti abbiamo ancora bisogno della traduzione simbolica, materia a cui come sempre la Galbusera attinge per costruire i movimenti. Parole, dal nero al nero. Passando dal bianco che è l’invisibilità della morte e dal rosso che ribolle di vita, sanguigna, forte e potente.
Tre i colori del cammino ciclico narrato dai gesti di Angela Adami, Paolo Ottoboni e Manuela Padovani (e l’opportuna partecipazione di Prosper Nkenfak). Merita una sottolineatura la musica di Massimo Rubolotta suonata in scena dal vivo da Stefano Benini. Un respiro sonoro, un battito cardiaco che dal profondo pulsa di echi lontani, concertando gli strumenti con i movimenti di questi rabdomanti dell’anima.
Simone Azzoni – L’Arena 17.02.2018